Team manager e padre della scuderia LCR, dal 2003 Lucio Cecchinello è uno dei più importanti dirigenti sportivi del paddock. La sua struttura gode del pieno supporto di HRC e, dopo la brillante stagione 2016 nella quale Cal Crutchlow ha vinto due Gran Premi risultando il migliore dei corridori non ufficiali, l’anno passato non ha riservato le soddisfazioni sperate.
Ora, però, una nuova era attende Cecchinello e LCR grazie all’arrivo di un secondo pilota e il supporto ancora più forte della Casa dell’ala. Takaaki Nakagami, giovane e forte ex Moto2, dividerà il box con il confermatissimo Crutchlow. Il manager veneziano offre il suo punto di vista sul 2018 in un’intervista rilasciata a motogp.com.
Facciamo un commento sulla passata stagione.
Il 2017 è stato un anno decisamente positivo per noi. Posso dire che ci siamo tolti diverse soddisfazioni. Abbiamo iniziato bene con un podio in Argentina. Cal (Crutchlow, ndr) ha ribadito la competitività mostrata a fine 2016. Ovviamente ci sono stati dei momenti meno positivi con qualche caduta, però questo fa parte del gioco ma siamo soddisfatti degli arrivi nella Top 5 che abbiamo raggiunto. Spesso siamo stati anche il miglior team privato.
In generale cosa ti ha soddisfatto e cosa invece è mancato?
Durante le qualifiche, sempre ottime, siamo stati costantemente nella top 10. In gara, senza problemi di natura tecnica, abbiamo lottato con i migliori cinque e sei. Quello che invece non mi ha soddisfatto è che non siamo riusciti ad adattare la nostra Honda alle esigenze di guida che Cal ha avuto con le Michelin. In questa stagione partiamo con una base e un motore nuovi, ci proponiamo di colmare quelle lacune tecniche in modo di essere più costanti.
Avrete ancora il pieno supporto HRC; ci sveli qualche novità in termini tecnici?
La nuova moto è stata montata in Giappone la settimana scorsa. Siamo molto fiduciosi. È chiaro che il nuovo prototipo di Cal sarà un’evoluzione di quello 2017. Ha una base simile ma ulteriormente perfezionata in diverse aree. Abbiamo, tra l’altro, molte componenti da selezionare e andremo in pista con l’intento di fare il rodaggio dei nuovi motori provando anche delle parti nuove, come ad esempio delle sospensioni Öhlins.
Crutchlow userà la stessa moto di Marquez e Pedrosa?
Si, sarà la stessa del team ufficiale.
Mentre quella di Nakagami?
La sua avrà come base il prototipo che ha vinto il campionato cioè, una moto con le specifiche tecniche che ha usato Marquez.
Recentemente Cal è stato vittima di una caduta in bici, sport del quale è un grande appassionato. Come sta?
Per fortuna si è procurato solo delle escoriazioni. Non siamo preoccupati. È chiaro che Cal è così speciale che riesce a farci una sorpresa ogni volta che riprende il campionato dopo una pausa (dopo lo stop estivo del 2017, il britannico si era ferito un dito con un coltello da cucina, ndr). Sono cose che succedono e comunque è meglio che capitino ora, nella pausa invernale.
Come potrà essere il suo 2018?
Sono molto fiducioso. Honda ha lavorato molto sul pacchetto telaio – motore. Penso che anche la nostra relazione con HRC e la nostra esperienza possano dare a Cal feeling ulteriore. Credo che potrà essere una stagione migliore rispetto a quella passata ma dire che sarà meglio del 2016 sarebbe osare un po’ troppo. Sia Cal, sia la moto e il team hanno tutte le carte in regola per terminare con costanza tra i primi cinque e fare qualche visita al podio. L’obiettivo della squadra è essere la migliore delle non ufficiali, con il nostro pilota di punta tra i primi quattro o cinque della classifica generale.
Cosa ti piace di più di lui? Dove, invece, deve ancora migliorare?
Voglio essere obiettivo e guardare i numeri. Cal è un pilota con talento, appena entra in pista è subito veloce; non ha bisogno di molti giri per arrivare a tempi da primato. Ha delle doti, quando decide di fare il giro secco è veloce. Un suo secondo punto forte è la sua grande attenzione alla preparazione fisica. Quando ha un bel passo gara lo riesce a tenere in modo eccezionale perché fisicamente, credo, è tra i migliori se non addirittura il migliore. Da migliorare, guardano i numeri, sono invece gli inizi di gara. L’anno scorso, al ‘pronti e via’, abbiamo spesso perso qualche posizione invece di guadagnarla. Questo perché Cal, per effetto del suo stile di guida e per come doveva essere assettata la moto, era costretto ad usare gomme più dure rispetto agli altri togliendogli la possibilità di attaccare nei primi passaggi. È un punto negativo, alla cui base però c’è una ragione tecnica.
Avete un rookie promettente che riporta il Giappone nella massima serie; perché proprio Nakagami?
Abbiamo sempre sognato di avere due piloti. Ci siamo riusciti nel 2015 e, successivamente, non abbiamo potuto ripresentare la formazione a causa dei limiti imposti dal budget. Insieme ad Honda è stato fatto un grande lavoro per organizzare una grande squadra ed occupare l’ultimo posto disponibile in griglia. È chiaro che in un programma di sforzo comune ci siamo consultati e l’interesse della Casa era offrire un’opportunità ad un pilota asiatico che potesse avere i numeri per meritarsi un posto in MotoGP. Guardando la lista dei papabili la nostra scelta è ricaduta su di lui. Nakagami non ha lottato per il titolo ma è stato uno dei migliori cinque della Moto2, ha vinto e ha fatto numerosi podi. Certamente un nome come Franco Morbidelli sarebbe stato più forte ma non è un programma solo di LCR; anche Honda dà il suo contributo e, in questa logica, la stessa marca è riuscita a portarsi a casa Morbidelli, nel team Marc VDS, offrendo congiuntamente l’opportunità a Nakagami.
Quali sono i suoi punti di forza?
In Moto2, che a mio avviso è una categoria difficilissima, è sempre stato veloce. Non ho delle informazioni tecniche delle difficoltà che però ha incontrato in questa classe ma dopo il debutto in MotoGP abbiamo visto che ‘il ragazzo’ va forte. Ha girato ad un secondo o poco più dal miglior tempo fatto dai colleghi più esperti su moto più preparate, e questo sia a Valencia sia a Jerez. Ci offre un’idea ben chiara della sua competitività. Con lui dovremo lavorare molto sulla costanza di gara. Perché, un conto è essere veloci con le gomme nuove in pochi giri, un altro è esserlo quando queste sono consumate a fine gara. Lo vedremo meglio con i lavori specifici che faremo nei prossimi test. Nakagami ha anche una bella posizione in sella, un ottimo stile di guida e, analizzando la telemetria, ci è piaciuto molto come gestisce il gas e i freni; personalmente mi ha meravigliato anche il suo modo di interagire con lo staff tecnico.
Come sarà il lavoro con due piloti?
La squadra è fatta da due gruppi di lavoro indipendenti ma che condivideranno tutti i dati e le informazioni. Questo sarà molto utile a Nakagami e, chissà, anche agli ingegneri di Cal. Non esisteranno barriere tra i due box nonostante i team avranno due sponsor diversi. Ci sarà la piena collaborazione sulla messa a punto e i set-up delle moto.
I vostri obiettivi nel 2018, in termini di classifica, per i due piloti?
Con Cal l’obiettivo è arrivare nelle prime quattro o cinque posizioni, e ci sono le possibilità. Con Nakagami invece dobbiamo essere obiettivi. Lo vedremo navigare spesso in posizioni al limite della zona a punti, dal quindicesimo a diciassettesimo posto, nella prima parte di stagione. Nella seconda, invece, spero possa avvicinarsi alla Top 10 Per quanto riguarda la posizione in classifica finale sarebbe una bella sorpresa se arrivasse nei primi quindici. Preferisco essere realista: ci sono sei team ufficiali e già sono dodici piloti; poi ci sono corridori satellite come Zarco e Petrucci, molto forti. È inutile pensare alle prime dieci posizioni. Come team manager ho il compito di essere realista per non creare frustrazioni quando invece abbiamo bisogno che venga dato il massimo; ognuno di noi deve dare la sua eccellenza.
Immagine di copertina: Bonora Agency ©