In occasione del ventesimo anniversario della morte di Roland Ratzenberger, David Brabham, compagno di squadra del’austriaco durante quel week-end a Imola, ha voluto ricordare tutti gli avvenimenti che hanno segnato il terzo appuntamento del mondiale F1 1994. Brabham, ai microfoni di GPUpdate.net, ha raccontato tutte le fasi di quel week-end, precisando di essere tornato in pista alla domenica solo per una forma di rispetto verso il proprio compagno di team. L’inglese ha dichiarato che non dimenticherà mai quel week-end a Imola.
Ecco le parole di David Brabham: “Ricordo che Roland lamentava un problema ai freni nella giornata di venerdì, così il team chiese a me di saltare nella sua macchina e verificare come fossero i freni grazie anche alla mia esperienza, in particolare con i freni in carbonio. Dopo pochi giri rientrai e confermai che i freni non erano a posto, così la squadra decise di cambiarli. Dopo il cambio, i tempi di Roland erano molto vicini ai miei. Ero sulla pista in quel momento, quindi sebbene non abbia visto l’incidente passai di lì poco dopo e lo vidi dalla mia macchina. E già in quel momento capii che non c’era nulla da fare. Non mi è rimasto molto in mente di ciò che accadde in quel weekend, perché non avevo mai provato quella sensazione di smarrimento che provi quando perdi il tuo compagno di squadra, qualcosa che non avevo mai sperimentato prima. Erano tutti sotto shock e in particolare il team Simtek, poiché eravamo un piccolo team e nessuno di noi aveva mai perso qualcuno di così vicino”.
“Tutto il paddock era in stato di shock, dato che non era morto nessuno nei dodici anni precedenti. Alla fine della giornata di sabato, la squadra mi chiese se intendevo correre o no. Ovviamente lo shock era tale che non sapevo realmente come comportarmi. Decisi in un primo momento che avrei deciso il giorno dopo, al termine del warm-up. Disputai il warm-up, e rientrando percepii che il morale della squadra era leggermente migliorato e le nuvole nere leggermente diradate. Decisi che era giusto aiutare la squadra a tornare in pista, e in più si trattò di una forma di rispetto verso Roland, poiché lui era un pilota e come tale avrebbe voluto che corressimo. Vent’anni sono lunghi, ma una cosa è certa: non dimenticherò mai quel week-end“ ha concluso Brabham.