Domenica si è conclusa la prima edizione dell’Ayrton Senna Tribute all’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari. Il successo di pubblico, oltre 30.000 presenze secondo i dati forniti dall’autodromo, è determinato dall’impegno dell’organizzatore, Formula Passion, in collaborazione con l’impianto romagnolo.
Ai dati relativi al notevole afflusso di pubblico si contrappongono alcune lacune che si sono palesate agli occhi dei presenti, specie dei più esperti.
In primo luogo è parso stridente il “trattamento” tra due piloti che sono scomparsi a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. Sul luogo della scomparsa di Roland Ratzenberger, cioè in prossimità della variante intitolata a Gilles Villeneuve, non vi era nè un mazzo di fiori nè tanto meno una bandiera austriaca, Paese di origine del pilota della Simtek. Anche alla Tosa, curva nella quale si fermò il rottame della vettura del pilota di Salisburgo, vale il medesimo discorso. Eppure sono passati vent’anni sia per Ratzenberger che per Senna. Bastava poco. Peccato.
In secondo luogo non a tutti è piaciuta la commemorazione “spalmata” in 4 giorni (dall’1 al 4 maggio). Gli eventi di contorno, specie nel giorno della scomparsa di Senna, non sono sempre stati all’altezza della situazione. Sarebbe bastato concentrare le attività al 1° maggio e tutto lo spettacolo ne avrebbe giovato. Far girare la Lotus 97T del pilota brasiliano la domenica a molti non è sembrato molto logico, soprattutto quando la mattina del giovedì sono stati organizzati dei turni di prove libere di auto stradali…sarebbe stato meglio veder girare Formula1 storiche di Senna e non, oppure lasciare che la gente potesse circolare a piedi in pista non facendo attività. Il minuto di silenzio alle 14.17 alla curva del Tamburello ha fatto venire i brividi a molte delle 25.000 persone presenti ma sarebbe stato bello potersi muovere più liberamente lungo la pista.
Grande risalto ha avuto naturalmente la splendida mostra organizzata dall’Instituto Ayrton Senna nel Museo Checco Costa, dove si potevano ammirare meravigliose gigantografie di Ayrton Senna e cimeli di valore del pilota brasiliano. Molto interessante la presenza del fotografo Keith Sutton, CEO di Sutton Images, che ha esibito alcuni book fotografici realizzati in onore dello scomparso pilota brasiliano. Sempre all’interno della mostra non spiccavano per “originalità” le vetture F1 presenti, palesemente dei manichini. Rimanendo in tema di vetture presenti, anche il paddock non brillava per la grande quantità di vetture esposte, specie della massima serie: una Minardi ed una Ferrari del ’94. Un po’ pochino specie se nel box di fianco sono schierate una Lamborghini Supertrofeo e delle Predator (monoposto con motore di moto)…davvero senza senso.
Almeno nel paddock si è notata la presenza di simulatori di guida e di pit stop ma anche di tanti personaggi di oggi e di ieri del mondo automobilistico. Questo aspetto poteva essere sfruttato molto meglio. Si sarebbe potuto allestire un palco e creare una sorta di “salotto” dove si sarebbero potuti alternare vari personaggi come l’Ingegner Dallara, il Dottor Costa, piloti in attività e non, telecronisti dell’epoca come Ezio Zermiani e Gianfranco Palazzoli. Possibile che non si sia potuto fare qualcosa di più bello e coinvolgente per il pubblico? Era necessario tenere in piedi una manifestazione 4 giorni quando ne sarebbe basta uno solo?
Un’occasione sprecata. Speriamo che per il trentennale cambi qualcosa.