La NTT IndyCar Series non si ferma, e i motori della serie americana a ruote scoperte romberanno anche in questo weekend. Archiviata la gara del Barber Motorsports Park che ha visto un Takuma Sato schiacciare la concorrenza, la IndyCar torna in pista per il quarto round del campionato 2019. Lo scenario è quello di Long Beach, uno dei più amati dagli appassionati e dai piloti.
Dopo Indianapolis, Long Beach è infatti uno degli appuntamenti maggiormente ricchi di storia e fascino presenti nel calendario. Ma è riduttivo legare il nome di Long Beach solamente alla IndyCar, visto che anche la Formula 1 e la Formula E hanno fortemente voluto correre su questa pista. Long Beach fra il 1976 e il 1983 è stata molto importante per la Formula 1, ed era la sede del GP degli Stati Uniti dell’Ovest. Una volta scaduto il contratto con la serie, Long Beach si è legata indissolubilmente alla CART/IndyCar. Il tracciato cittadino è ormai un tutt’uno con la IndyCar, tanto che quella di quest’anno sarà la trentaseiesima edizione consecutiva della corsa, sebbene orfana del supporto della Toyota, che ha lasciato ad Acura il ruolo di main sponsor.
Il layout del tracciato è progressivamente cambiato nel corso degli anni. A partire dal 1999 la CART prima e la IndyCar poi hanno sempre utilizzato la configurazione da 3 km e 167 metri, con l’affascinante passaggio nei pressi della fontana di Aquarium Way, mentre tra il 1992 e il 1998 si girava a destra in fondo al rettilineo per poi riconnettersi all’uscita di West Shoreline Drive, il tratto di curva 5 ed 6 col layout lungo. La pista di Long Beach è caratterizzata da un’accelerazione molto lunga nei pressi del traguardo, con una curva 1 molto lunga e tutta da percorrere in pieno, per poi arrivare a un altro tratto dritto fino alla forte staccata di curva 2 che immette nella zona della fontana. Il tratto lento termina dopo curva 6, e le IndyCar transiteranno ad East Seaside Way su un rettilineo che permette di superare. Molto particolare l’ultimo tornantino a gomito che immette sul traguardo. La curva va percorsa a velocità molto lenta, e nel corso degli anni è stata spesso teatro di incidenti.
Sebbene il circuito californiano abbia alcuni tratti molto prolungati da percorrere col gas spalancato, è preferibile un assetto che conferisca maggiore carico aerodinamico per essere efficienti nelle curve lente, e in particolar modo ad Aquarium Way e nelle ultime due curve. La trazione è fondamentale: chi fatica sotto questo aspetto, rischia di qualificarsi in fondo allo schieramento.
COSÌ ANDÒ NEL 2018 – Alexander Rossi è stato l’autentico mattatore dell’ultima gara corsa dalla IndyCar a Long Beach. Dopo aver conquistato la pole position al sabato, il pilota dell’Andretti Autosport si è aggiudicato senza grandi patemi d’animo la corsa, ottenendo il suo terzo successo in carriera in IndyCar e il primo stagionale. L’unico in grado di tenere il passo di Rossi è stato Will Power, che si è però dovuto accontentare della seconda posizione. Sul podio Ed Jones, che con una strategia accorta è riuscito a conquistare il primo piazzamento importante col team Ganassi. Solo undicesimo Dixon, che ha pagato a caro prezzo un pit stop effettuato in regime di caution. Gara da dimenticare per Hunter-Reay e Wickens, messi fuorigioco in un incidente con protagonisti King e Bourdais.
STATISTICHE – Al Unser jr è il pilota che è riuscito a collezionare il maggior numero di successi a Long Beach. L’americano ha ottenuto ben sei vittorie fra il 1988 e il 1995. Quattro sono i trionfi di Mario Andretti e Paul Tracy, mentre è fermo a quota tre Sebastien Bourdais, che è stato l’unico oltre ad Al Unser jr. a spiccare su tutti per tre volte consecutive. I team più vincenti di sempre sul tracciato californiano sono Newman Haas, Penske e Ganassi, con sei centri. Il primo team citato non è più in attività, e rischia di perdere lo scettro di re di Long Beach. Penske e Newman Haas condividono anche il primato alla voce pole position: entrambe le compagini ne hanno collezionate 11. Fra i piloti invece, i primatisti della qualifica sono Mario Andretti ed Helio Castroneves con quattro pole ciascuno. Il brasiliano però ha vinto a Long Beach solo una volta, nel 2001. Dei top team quello che ha vinto meno volte a Long Beach è l’Andretti Autosport, con tre affermazioni, la prima delle quali giunta nel 2010 grazie ad Hunter-Reay. Molto importante anche la vittoria conquistata l’anno successivo da Mike Conway, tornato da pochi mesi alle corse dopo un grave infortunio rimediato nella 500 Miglia di Indianapolis 2010.
Uno dei dati più interessanti da analizzare, emerge osservando la lista dei vincitori delle ultime sette stagioni, dove si sono alternati ben sette piloti diversi. Questo sottolinea quanto sia difficile vincere a Long Beach, e soprattutto quanto lo sia ripetersi. Fra i piloti in competizione in IndyCar, quello che si è meglio destreggiato a Long Beach è sempre Bourdais, dall’alto dei suoi tre successi ai tempi della Champ Car col Newman Haas Racing. Due sono le vittorie colte da Power, il cui primo sigillo è coinciso con l’ultima gara della storia della Champ Car. Sono fermi a un solo acuto Dixon, Hinchcliffe, Rossi, Sato, Pagenaud e Hunter-Reay. Nessuna vittoria per Newgarden: l’attuale leader del campionato è chiamato a una prova maiuscola per porre fine al tabù di Long Beach.
Uno dei piloti che ha contribuito a scrivere pagine di storia indelebili sul tracciato cittadino della California è Alex Zanardi. In due occasioni l’italiano è salito sul gradino più alto del podio, nel 1997 e 1998, anni nei quali Pineapple è poi diventato campione CART. Il successo ottenuto nel 1998, dopo una lotta infuocata con Herta e Franchitti negli ultimi giri, rientra a pieno diritto fra i più belli e prestigiosi della carriera del pilota bolognese.
TV – L’appuntamento con l’Acura Grand Prix of Long Beach, quarto round stagionale della IndyCar è fissato per le 22.40 ora italiana. La gara di Long Beach verrà trasmessa in diretta e in esclusiva su DAZN.