La lunga pausa è finalmente giunta al termine e i motori sono pronti a rombare; la NTT IndyCar Series è pronta ad aprire il sipario sul campionato 2019. Questo fine settimana, in quel di St.Petersburg, ventiquattro piloti di dodici squadre diverse scenderanno in pista con un unico obiettivo: ottenere la vittoria del primo gran premio stagionale.
Se quello del 2018 era un campionato di grandi cambiamenti, con l’arrivo di un pacchetto aerodinamico uguale per tutti in sostituzione degli aerokit dei motoristi e il monopolio di PFC nella produzione dei materiali dell’impianto frenante delle monoposto, il 2019 sarà un anno all’insegna della stabilità. Il grande spettacolo regalato dalla scorsa stagione, testimoniato anche dai 999 sorpassi delle prime quattro gare contro i 475 del 2017, ha convinto i vertici della serie e i team a mantenere lo status quo e a non introdurre correttivi alle DW12 utilizzate dalla categoria a stelle e strisce. La scelta fatta da tutte le parti in causa è quella di continuare a dare meno risalto all’aerodinamica per rendere le macchine più difficili da controllare, permettendo in questo modo ai piloti più bravi di distinguersi nella realizzazione del tempo sul giro in qualifica e nella gestione del mezzo meccanico e degli pneumatici in gara.
Le già citate DW12 sono le vetture usate dalla categoria a partire dal campionato 2012, e queste rimarranno almeno fino al termine del 2021. Tutte le monoposto hanno un telaio prodotto in Italia dalla Dallara, partner storico della IndyCar. I motori sono dei V6 biturbo con 2200 cmc. A fornire i propulsori alle squadre che partecipano alla competizione sono Honda e Chevrolet, che dal 2012 si contendono fra di loro lo scettro di miglior costruttore, fatta salva una piccola parentesi della Lotus, che per qualche gara ha presenziato come motorista in IndyCar nel 2012. Nel 2019 la Honda sarà chiamata a ripetere gli ottimi risultati del 2018, dove ha conquistato il titolo motoristi dopo anni di batoste. Oltre a un costante impegno nel campionato, Honda e Chevrolet sono chiamate a un grande lavoro di sviluppo in questi mesi, dato che hanno il compito di lavorare sui motori che nel 2021 avranno il compito di sostituire quelli introdotti nel 2012. I nuovi propulsori saranno sempre dei V6 biturbo, ma molto più potenti, tanto che nelle intenzioni dei due costruttori avranno più di 900 cavalli.
Nessuna novità in materia di pneumatici, nonostante la Continental avesse manifestato un interesse nei confronti della IndyCar. Sarà sempre Firestone a fornire le gomme a tutti i team e piloti del campionato. L’azienda americana di proprietà della Bridgestone nel corso dell’inverno ha ulteriormente rafforzato il suo rapporto con la serie, ottenendo la conferma come monopolista nella fornitura degli pneumatici fino al 2025.
Uno degli elementi distintivi della serie è il push to pass, il meccanismo che garantisce ai piloti una potenza extra in gara da poter sfruttare in misura limitata sia in fase di attacco che in difesa. La IndyCar continua a puntare forte sul boost, e ha inoltre scelto di aumentarne l’impatto sugli ovali corti. In gennaio è stato infatti annunciato che in occasione degli eventi in Iowa e a Gateway, le DW12 avranno una pressione del turbo più alta rispetto alla passata stagione. Il turbo dei motori Honda e Chevrolet avrà una pressione di 1.5 bar (150 kpa, ndr) contro gli 1.4 bar (140 kpa, ndr) dell’anno scorso, esattamente come già avviene per le gare su circuiti tradizionali e cittadini.
A fronte di grandi conferme per quanto concerne telai, gomme e motori, ci saranno due importanti novità sulle DW12. La prima riguarda il ritorno sulle monoposto dei led lights, cioè degli schermi che trasmettono informazioni in tempo reale. Dismessi prima della 500 Miglia di Indianapolis a causa di problemi di hardware, la IndyCar ha deciso di reinstallarli dopo aver cambiato l’azienda produttrice: le nuove e più compatte unità sono state realizzate da Motec, che prende il posto dell’olandese SPAA05. Il secondo elemento distintivo rispetto al 2018 è l’adozione di una protezione per il cockpit. Cestinato temporaneamente l’aeroscreen, la IndyCar ha deciso di puntare forte sull’Advanced Frontal Protection (AFP). Nella fattispecie, sulla DW12 verrà posizionata un’appendice aerodinamica di titanio all’altezza del cockpit per offrire maggiore protezione ai piloti in caso di urto frontale con un detrito. La pinna, studiata dalla Dallara, ha dimensioni piuttosto contenute: in tutto 7,5 centimetri di altezza e 2 di spessore. L’AFP ha già superato i test di resistenza nella factory Dallara, test che peraltro sono stati condotti con gli stessi parametri seguiti per le prove di tenuta all’urto del roll-hoop.
I favoriti nella corsa al titolo sono sempre gli stessi. Scott Dixon nella passata stagione è riuscito a legare in modo ancor più indissolubile il suo nome alla storia della IndyCar, diventando campione per la quinta volta in carriera. Dopo aver deciso di proseguire il rapporto di lavoro col Chip Ganassi Racing, il pilota neozelandese sarà chiamato a difendere il suo titolo contro dei giovani rampanti come Rossi e Newgarden e piloti esperti quali Power, Pagenaud, Hunter-Reay e Bourdais, senza dimenticare un Hinchcliffe in cerca di riscatto. Il mercato piloti ha però innalzato il valore della serie, grazie all’arrivo di Rosenqvist ed Ericsson. I due svedesi, provenienti da Formula E e Formula 1, sono andati a rinforzare le line-up di Ganassi e Schmidt-Peterson e prenderanno parte a tutto il campionato. Interessante anche l’approdo all’Harding-Steinbrenner Racing di Colton Herta, giovanissimo pilota del vivaio di Andretti e secondo classificato nella Indy Lights l’anno scorso. Una mossa di mercato dovuta anche al supporto tecnico offerto da Andretti Autosport alla piccola compagine americana, di fatto ora suo junior team.
Da segnalare anche l’approdo in IndyCar di una nuova squadra, DragonSpeed. Il team statunitense di proprietà di Elton Julian ha deciso di tentare l’avventura nella serie dopo buoni risultati ottenuti nelle gare endurance. Nel 2018 DragonSpeed sarà presente come part timer in cinque gare: St.Petersburg, Barber, 500 Miglia di Indianapolis, Road America e Mid Ohio.
Ma sul fronte dei partecipanti alla IndyCar, e in particolar modo alla 500 Miglia di Indianapolis, la notizia principale riguarda Fernando Alonso. Dopo la positiva esperienza del 2017 nella gara più prestigiosa del motorsport americano, il due volte campione di Formula 1 prenderà nuovamente parte alla 500 Miglia di Indianapolis con l’intento di vincerla. A supportare l’asturiano nell’impresa di provare ad aggiudicarsi la Tripla Corona sarà ancora una volta la McLaren. La scuderia di Woking stavolta non schiererà in pista una vettura di proprietà dell’Andretti Autosport, ma si presenterà a Indianapolis come entità indipendente, sebbene si avvalga della consulenza del Carlin Racing.
Un ultimo e fondamentale aspetto da sottolineare prima della partenza della stagione 2019 della IndyCar riguarda l’assegnazione dei diritti di trasmissione delle gare sul suolo italiano. Dopo otto anni, la serie americana non verrà più irradiata da Sky Sport. Per i prossimi due anni, la casa della IndyCar in Italia sarà DAZN, piattaforma a pagamento fruibile tramite PC, smartphone, tablet, smart tv e console per videogames.
Di seguito vi riportiamo la lista dei piloti e delle squadre iscritte al campionato 2019 e il calendario della stagione che scatterà domenica alle 18.30 ora italiana.
TEAM E PILOTI ISCRITTI ALLA NTT INDYCAR SERIES 2019
Penske (4): Newgarden (C), Pagenaud, Power, Castroneves (solo Indy 500)
Ganassi (2): Dixon, Rosenqvist
Andretti (5): Hunter-Reay, Rossi, Veach, Andretti, Daly (solo Indy 500)
Ed Carpenter (3): Pigot, Carpenter (solo ovali),Jones (solo circuiti permanenti/cittadini)
Dale Coyne (2): Bourdais, Ferrucci
Rahal Letterman Lanigan (3): Rahal, Sato, King (solo Indy 500)
Schmidt-Peterson (3): Hinchcliffe, Ericsson, Wickens (infortunato)
Carlin (2): Chilton, Kimball (solo cinque gare)
AJ Foyt (2): Kanaan, Leist
Harding-Steinbrenner Racing (1): Herta
Juncos Racing (1): Kaiser (al momento solo COTA)
Meyer Shank Racing (1): Harvey (dieci gare)
DragonSpeed (1): Hanley (cinque gare)
Dreyer & Reinbold (1): Karam (solo Indy 500)
Clauson-Marshall Racing (1): Mann (solo Indy 500)
McLaren (1): Alonso (solo Indy 500)
CALENDARIO DELLA NTT INDYCAR SERIES 2019