La NTT IndyCar Series è pronta a tornare in pista per il terzo round del campionato 2019. Archiviata l’emozionante gara di debutto della serie americana al COTA, con tanto di successo da record per il diciottenne Colton Herta, la IndyCar approda al Barber Motorsports Park per disputare la seconda corsa stagionale su un tracciato permanente. E se quella di Austin era una pista inedita per la categoria, quella dell’Alabama è ormai divenuta una certezza, tanto che quella di quest’anno sarà la decima gara consecutiva disputata dalla IndyCar al Barber.
LA STORIA – Il Barber Motorsports Park è uno dei tracciati più nuovi fra quelli che fanno parte del calendario IndyCar. La struttura, sita a Birmingham in Alabama, è stata costruita a partire dal 2003 per volontà dell’imprenditore George W.Barber. Nonostante i tanti sforzi dei gestori dell’impianto, l’arrivo della IndyCar in Alabama non è stato istantaneo. Nel 2007 la Champ Car ha svolto una sessione di test sul tracciato, ma la chiusura della serie, e il mancato raggiungimento dell’accordo economico con gli organizzatori del campionato, hanno fatto sì che sia nel 2008 che nel 2009 non venisse finalizzata un’intesa per dar vita al GP dell’Alabama. Dopo due anni di infruttuose trattative, i responsabili della IndyCar e del Barber hanno finalmente trovato un accordo per l’ingresso ufficiale del circuito nella serie a partire dalla stagione 2010.
IL CIRCUITO – Il tracciato, che dal 2010 è sede fissa del Grand Prix of Alabama della IndyCar, è lungo 3 km e 700 metri, ed è uno fra i più tecnici del calendario della categoria. Molto apprezzato dai piloti, il Barber è formato da 15 curve (non vengono prese in considerazione le due scorciatoie, ndr) e alterna tratti veloci ad altri da percorrere a un’andatura molto contenuta. Nel primo settore si va quasi in pieno: in fondo al rettilineo c’è una chicane da terza marcia, dove non si frena in modo violento, seguita da una curva tecnica e veloce che porta alla violenta staccata di curva 4, il punto di sorpasso principale della pista. Molto difficile e particolare il tratto tra curva 7 e curva 8, con una chicane di difficile interpretazione e dove prendere i cordoli nel modo giusto può fare la differenza sul giro secco. Dopo curva 8 ci sono due rettifili intervallati da due esse abbastanza rapide, per poi arrivare in un ultimo settore più lento.
COSI’ ANDO’ NEL 2018 – Ad aggiudicarsi l’ultimo Honda Indy Grand Prix of Alabama è stato Josef Newgarden. Per la terza volta nelle ultime quattro stagioni il pilota statunitense è riuscito a fare un sol boccone degli avversari, vincendo una corsa che si è disputata quasi interamente il lunedì su un arco di tempo di 70 minuti, dato che la direzione corsa era stata costretta a sospendere l’attività alla domenica nel corso del settimo giro a causa della forte pioggia caduta sul circuito del Barber. Newgarden, partito dalla pole position, ha tenuto i nervi saldi e ha comandato con grande polso la corsa, non sbagliando niente negli ultimi giri nei quali era ricomparsa la pioggia. A fare compagnia al pilota del team Penske sul podio sono stati Hunter-Reay e Hinchcliffe, che hanno duellato per gran parte della gara, perfino ai box. Quinto sul traguardo Bourdais, che poteva tranquillamente arrivare a podio ma ha perso l’occasione a causa di una strategia sbagliata, con l’ultimo stint allungato troppo proprio nel momento in cui era necessario passare il prima possibile alle gomme da bagnato.
STATISTICHE E CURIOSITA’ – Il primo vincitore della storia della IndyCar in Alabama è stato Helio Castroneves, mentre le due edizioni successive sono state monopolizzate dal compagno di squadra Will Power, che nel 2012 è stato capace di arrivare per primo sotto la bandiera a scacchi dopo essere partito dalla nona posizione. Ryan Hunter-Reay è stato colui che ha spezzato il dominio Penske al Barber, salendo sul gradino più alto del podio sia nel 2013 e nel 2014, in quella che fu la prima gara corsa dalla IndyCar su questo tracciato in condizioni di bagnato. Nel 2015 c’è stato il terzo successo consecutivo di un pilota americano, grazie a Newgarden, che conquistò la sua prima vittoria in carriera e la prima del CFH Racing, team nato dalla fusione fra le compagini di Ed Carpenter e Sarah Fisher. Le ultime tre edizioni della corsa hanno visto nuovamente l’egemonia del team Penske, grazie a Pagenaud nel 2016 e Newgarden negli ultimi due anni.
Le nove edizioni del GP dell’Alabama vedono Penske recitare il ruolo del cannibale, con sei acuti: solo nel 2014 e 2015 non ha piazzato un pilota sul podio. Due vittorie per Andretti grazie ad Hunter-Reay, e una doppietta nel 2014 considerando il secondo posto ottenuto da Marco Andretti. Nonostante Dixon abbia più volte gioito sul podio, il Chip Ganassi Racing non ha mai vinto in Alabama. La squadra americana può comunque vantare ben nove podi. Stesso discorso per un’altra squadra prestigiosa come Schmidt-Peterson. Solo tre nazioni hanno visto un loro rappresentante sul gradino più alto del podio: Francia, Australia e Stati Uniti, che guidano la classifica con quattro successi. Luca Filippi, con l’undicesimo posto del 2015, è stato l’italiano che ha colto il miglior piazzamento nel GP dell’Alabama.
TV – L’Honda IndyCar Grand Prix of Alabama verrà trasmesso in diretta e in esclusiva sulla piattaforma a pagamento DAZN. La terza gara stagionale della IndyCar scatterà alle 22.40 ora italiana.