La morte del danese Allan Simonsen ha tragicamente segnato la 24 Ore di Le Mans 2013. E’ risaputo, quando succedono tragedie del genere si avvia la classica macchina del giornalismo critico. Si cercano motivazioni, perchè, si guardano e riguardano le immagini e si cerca lo scoop, quel particolare che può regalare la novità. Si comincia a considerare una corsa che fino a quel momento restava nel più completo anonimato e magari si lanciano polemiche. Nonostante tutto, la direzione del circuito di Le Mans ha deciso di non fermare la corsa, lasciando invariato tutto quello che fino all’incidente di Simonsen stava accadendo in pista. Le Audi al comando con le Toyota a inseguire e tutto il resto della combriccola dietro a lottare. Una decisione che ha diviso i tifosi: perchè si è deciso di continuare nonostante una tragedia del genere? In molti gridavano allo scandalo, urlando al vento “Come si fa a continuare una corsa del genere, come si fa a mandare avanti lo spettacolo sapendo che una famiglia sta piangendo un proprio caro?” La questione in realtà è più semplice di quello che si pensi e si può racchiudere in una semplice frase: show must go on, lo spettacolo deve andare avanti.
In questo caso non centra la morale. Al contrario della Indy e della MotoGP (gli ultimi campionati segnati da tragedie), la 24 Ore di Le Mans è un evento singolo, gara a cui i team lavorando da un anno. Nel caso di Simoncelli e Wheldon, parlavamo di Campionati formati da diversi appuntamenti, quindi i due casi non si possono minimamente mettere a confronto. Se fermiamo una gara di IndyCar, la settimana dopo i piloti e i team avranno comunque la possibilità di tornare in pista. Per la Le Mans il discorso non è così, se si ferma tutto la gara termina lì, tanti saluti e ci rivediamo tra un anno. I team lavorano alla Le Mans da una stagione, hanno investito tanto (ad esempio Audi ha investito come 400 milioni di euro per la e-tron Quattro), come si può fermare una macchina del genere per un singolo episodio? Come spiegare ai tedeschi la decisione di fermare tutto? Chi ripagherebbe gli investimenti? Il discorso potrebbe sembrare un pò immorale e sinceramente un pò lo è, ma in fin dei conti è la realtà dei fatti. L’interesse collettivo vale di più rispetto al singolo. Sarebbe come fermare un intero campionato di F1 per la morte di un pilota. E’ una cosa realisticamente impossibile.
La memoria del pilota danese va comunque ricordata, ma nei tempi e nei modi corretti. Magari si annullano gli eventi di contorno, si evita lo champagne a fine corsa o la musica alta fino a tarda notte condita da balli, festeggiamenti e sorrisi. Si evita di fare tutte queste cose che risultano superflue, ma annullare la gara sarebbe stato un gesto alquanto sbagliato, anche in rispetto di gente che lavora a questo appuntamento da tantissimo tempo. I familiari hanno comunque spinto la Aston Martin a continuare la corsa, in segno di tributo per il proprio familiare e in fin dei conti deve essere questo lo spirito con cui affrontare queste tragedie. Giusto mandare avanti la Le Mans, con una sola differenza: adesso si corre anche per Simonsen. Ovviamente ognuno può avere il proprio pensiero in tal senso, però il motorsport è anche questo e chi corre lo accetta e lo ama così com’è.
In ogni caso, lo staff di MotorSport Italia si unisce alla memoria di Simonsen e manda le più sincere condoglianze ai familiari.